Di "Wong turn 2" ne avevo parlato abbondantemente nel Cangaceiro quasi un anno fa, ma parallelamente all'uscita dvd ho deciso di riguardarlo e, come raramente accade, mi sono sentito in obbligo di riscrivere da capo una recensione: vuoi perchè il film a dirla tutta questa volta mi era piaciuto, vuoi perchè non avevo più pretese nel guardarlo come la prima volta. Perciò ecco la seconda recensione che chiamerò Redux come il capolavoro di Coppola. Molti punti sono rimasti gli stessi, altri cambiati nettamente. Ma come diceva Gaspar Noè "Il tempo distrugge tutto". O solo lo modifica?
“Wrong turn 2” possiamo dirlo senza problemi: non vale il primo tesissimo capitolo. Per inciso il film è una cazzata, ma di quelle cazzate che fanno bene al cuore, meno compatto narrativamente, più rozzo nel delineare i personaggi, ma anche zozzo nelle scene di sesso, violentissimo in quelle di sangue, praticamente un fumetto per ragazzacci. Il regista Joe Lynch è davvero molto bravo: virtuoso con la mdp, attento al ritmo forsennato e coraggioso nel proporre integralmente situazioni che il buon senso censorio avrebbe facilmente eliminato (prima fra tutte la scena dove due fidanzatini mutanti scopano violentemente contro un albero e la femmina indossa la faccia strappata di una vittima appena scuoiata).
Un posto d’onore nel nutrito cast alla splendida Erica Leerhsen e al pazzo Henry Rollins (un uomo un mito). Bisogna dire però che il tema dei reality è stra-abusato e molte idee di sceneggiatura ricordano non poco il film per eccellenza del genere: Blair witch project. Non è da escludere quindi che la presenza della Leerhsen sia di risosso alla sua presenza nel fallimentare “Blair witch 2”. Meno male che il film riesce comunque a sviluppare una propria dimensione abbastanza originale che esula dal modello al quale si ispira. Il film come già detto è una bomba di ritmo: dall’incipit con l’attricetta squartata in due alla divertente vendetta di Rollins in versione Rambo incazzato.
Il primo “Wrong turn” aveva dalla sua una certa autorialità che lo innalzava dai vari cloni di “Non aprite quella porta”: d’altronde il regista Rob Schmidt è una delle più importanti firme del cinema underground hollywoodiano con uno splendido “Delitto più castigo a Suburbia” a spiccare nella sua filmografia. Il secondo capitolo, più frivolo e spensierato, ma anche più crudele e violento, potrebbe piacere però anche più del prototipo al pubblico: questo perché in virtù della sua anima prettamente di intrattenimento senza pretese. Ad avercene però di seguiti così.
di Andrea Lanza
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