Nello stato di Victoria in Australia,terra di pendagli da forca,colonia di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra,un giovane,Dan Morgan, passa la propria vita tra fumerie d’oppio e scazzottate. Il film narra l’ascesa di questo avventuriero dal carattere fiero,trascinato nell’inferno delle carceri,dove verrà brutalizzato e torturato,per poi passare alla sua nuova vita da fuorilegge. A far da sfondo a tutto ciò ,vi sono le distese dell’Australia ottocentesca,dove una stretta elite di anglosassoni governa su una masnada di delinquenti e sulle popolazioni aborigene locali. Morgan guadagnerà l’appellativo di “cane pazzo” per via delle proprie imprese banditesche, divenendo, quasi, un robin hood australiano. Dan Morgan, alias “mad dog Morgan” non è altro che il nome falso di un personaggio storicamente vissuto nella metà del 1800 in Australia. Un uomo che si pose in lotta contro una società spietata e classista,divenendo una belva selvaggia,braccata da una moltitudine di cacciatori di taglie. Nonostante la barba folta e posticcia,un ruolo disegnato su misura per Hopper,che sembra divertirsi un mondo ad impersonarlo. Uno scontro tra diversi tipi di inumanità,tra chi,pur costretto a vivere come un selvaggio,Morgan stesso e l’unico suo amico,l’aborigeno “Billy”,mantiene dei rudimentali principi morali e chi invece,come il governatore,in nome della propria superiorità,non esita a far fare a pezzi il cadavere di un bandito solo per conservarne lo scroto come portatabacco. “Braccato a vita” sembrerebbe a prima vista essere un western,ma si rimane allibiti dalla facilità con cui il registro varia dal film d’avventura a quello “picaresco”,con un retrogusto di cinema horror che lo pervade insistentemente. Durante le crude scene della violenza sul protagonista e della “M” ,barbaro simbolo della detenzione , che gli viene marchiata a fuoco sulla mano,si prova una sensazione di netto disagio che la accomuna più ad un horror gotico che ad un classico western.
Di Andrea Scalise
Thursday, May 29, 2008
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