La sceneggiatura di The Night Watchman, poi diventato Street Kings, è passata di mano in mano per anni prima di vedere la luce sul grande schermo. Questo nonostante provenda dalla penna di un autore come James Ellroy, oggi ricercatissimo a Hollywood, con una sfilza di pellicole già realizzate da suoi romanzi e prossimamente in uscita White Jazz di Joe Carnahan e Land of the Living. Prima che lo script trovasse la sua realizzazione nelle mani di David Ayer era passato sotto gli occhi illustri di David Fincher, Spike Lee ed Oliver Stone senza concretizzarsi. Ellroy scrisse la storia ispirato dalla vicenda di O.J. Simpson e soprattutto dalla figura di Mark Fuhman, il poliziotto che cerco di incriminare illegalmente Simpson. Nella sceneggiatura di Ellroy non c'è nessuna star del football che ammazza la moglie e la passa liscia grazie ad un processo viziato da manipolazioni morali dell'opinione pubblica, ma si apre con la storia un poliziotto marcio, Tom Ludlow, che pur di annientare una banda di coreani che ha rapito due gemelline minorenni per farci dei filmini pedopornografici, non esita ad andarli a far fuori direttamente a casa loro inquinando la scena del crimine, in pieno Dirty Harry style. Per il dipartimento di polizia dell'LAPD sporcarsi le mani per far rispettare la legge è la prassi e l'intero sistema è consapevole e consenziente ma quando un poliziotto che stava denunciando lo sporco sotto il tappeto alle autorità morirà tra le braccia di Ludlow durante una rapina chiaramente falsa, si innescherà la reazione a catena che tirerà fuori una realtà ben più marcia. Il film di David Ayer mantiene quasi fedelmente la storia di Ellroy ma la adatta ermeticamente a quelli che sono divenuti gli standard del suo cinema tanto da combaciarvi perfettamente. Ayer ,che da squattrinato elettricista (soprav)vissuto nella downtown di LA ha trovato la via della gloria ad Hollywood grazie alla sceneggiatura di quella bomba ad orologeria che era Training Day, ha delineato in pochi film il proprio stile grezzo ma assolutamente individuale. Nel giro di alcune significative pellicole come sceneggiatore (Fast & Furious,Dark Blue, Training Day) ed al suo interessante seppur imperfetto esordio alla regia, Harsch Times (da noi i Giorni dell'Odio), ha creato una personale visione di L.A. per la quale la Città degli Angeli è un territorio di guerra dove la polizia è una della gang più violente e corrotte con protagonista un poliziotto dalla morale deviata e perverse, quasi sempre alcolizzato. Il sistema in cui si muovono le forze dell'ordine è una complessa scacchiera simile alla criminalità organizzata e questo è evidente anche in Street Kings, nonostante venga da Ellroy. Anzi, la storia è evidentemente una classica storia di corruzione dello scrittore losangelino tanto che, tirando fuori gli elementi moderni inseriti da Ayer, ci troviamo davanti a una versione aggiornata di L.A. Confidential. Ayer mostra tutti i suoi limiti nel momento in cui si incarta nella complessa costruzione delle investigazioni che non sempre riescono a tenere il filo di Arianna verso una via d'uscita plausibile, eppure ha un sincero gusto per l'intrattenimento e la rappresentazione delle scene d'azione. Un paio di sparatorie sono veramente spettacolari nonostante il loro montaggio sia di maniera. Come regista Ayer è rozzo come i suoi personaggi. Utilizza montaggi di scene riprese in multiangolo e ci mette su la classica musica epica tutta archi e tamburi da guerra metropolitana, ci mette il linguaggio da strada che conosce bene e armi da fuoco. Forse non si avrebbe lo stesso risultato senza un parco attori come quello di Street Kings, dove primeggia un Keanu Reeves divertito ma riconosciamo anche Forest Withaker e diverse facce dalle serie tv come Hugh Laurie( House MD), Amaury Nolasco (Prison Break) e tutta una serie di gangsta rapper abituè dei film action ambientati nel ghetto, ma nonostante il suo andamento barcollante Street Kings colpisce nei punti giusti e diverte. David Ayer vuole innanzitutto fare un film d'azione sporco e cattivo. Non cerca di dare un senso alla violenza, la usa nella maniera più materiale e lascia che sia il finale a parlare da sè. Quando i giochi si chiudono ed il volto dei cattivi viene alla luce, si comprende che il sistema è un mostro che ingoia i suoi cuccioli per sopravvivere e sostenerne altri, inarrestabile ed insensato con i re ed i sudditi colpevoli allo stesso modo.
di Gianluigi Perrone
Friday, May 09, 2008
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