Che “The mist” sia un bel film horror non ci piove. Come non ci sono dubbi che il racconto dal quale è tratto è un Signor racconto, uno dei migliori uciti fuori dalla penna del maestro del terrore del Maine. Ma è altrettanto vero che “The mist” è anche un film che alla fine ti lascia un grande vuoto di insoddisfazione soprattutto alla luce di un finale sì crudele, ma tremendamente inutile. Qui il confronto tra la controparte letteraria (il racconto breve “La nebbia” nell’antologia “Scheletri”) e quella cinematografica diventa quindi un obbligo. Stephen King tende alla sottrazione, non spiega il perché arriva all’improvviso questa nebbia portatrice di mostri e non ci tiene a fornirci un finale consolatorio o meno, ma fa finire la vicenda in una sospensione dell’azione, un po’ come il grandissimo ending di “Zombi” di Romero. Tarabont, già autore di un meraviglioso “Miglio verde” kinghiano, invece affronta la materia di petto mostrando quello che era immostrabile con l’ausilio di effetti speciali sofisticati, rende ancora più King quello che in Stephen King non c’era calcando la mano sul versante religioso mistico e cade dove avrebbe dovuto giocare la carta vincente costruendo un finale ad effetto molto ingiustificato. Ma possono dieci minuti di pessimo girato trasformare un buon film in un brutto film? No di certo, ma non aiutano comunque nel giudizio finale e nel ricordo di un film che fino a quel momento era una goduria unica. Curioso poi come il film sia molto più debitore del videogame “Silent hill” che della sua ispirazione letteraria. Certo il gioco è a sua volta ispirato da Lovecraft e da “La nebbia” di King, ma è evidente come la scelta di inserire una predicatrice fulminata dalla folgore di Dio o di un simil pterodattilo sia puramente “Silent hill”, anzi per assurdo “The mist” è molto più speculare al gioco come atmosfere e scenari del (bellissimo) film omonimo di Christopher Gans. Il reparto attori è ottimo così come la regia di Tarabont, pur senza guizzi eccessivi, è degna di nota. Sicuramente un film discreto, ma lontano dall’essere quel grandissimo horror che prometteva. Tante comunque le scene da ricordare, tra tutte la gita nella farmacia vicina con un gruppo di ragni dalla ragnatela mortale. Da divertirci comunque ce n’è.
di Andrea Lanza
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