Per una volta il titolo italiano di un film è più appropriato di quello originale. In questo caso rivela ben piùdelle intenzioni del regista rispetto a ciò che viene esplicitato dichiaratamente. Già perchè dietro ad un melodramma a tinte a volte inquietanti, Ray, insieme al protagonista James Mason (anche produttore e sceneggiatore) ed al non accreditato Clifford Odets, sferrano una critica ferocissima ai valori rigidi della classe media americana negli anni '50. L'espediente è la follia del protagonista, l'insegnante Ed Avery, che riesce a contenere una malattia mortale attraverso una cura di cortisone. Il fatto si ispira ad una storia vera ed in effetti il cortisone può avere degli effetti collaterali sul carattere devastanti. Avery ha comportamenti di fastidio verso la moglie e esageratamente severi verso il povero figlio che viene pressato in maniera assurda. Presto comincia ad avere deliri mistici e viene fermato prima di diventare pericoloso. Si ha la possibilità di far affermare cose assurde, come un attacco alla chiesa, al protagonista, con la scusa del suo delirio farmacologico ed alcuni comportamenti sono sì folli ma non tanto dissimili dalla realtà di un perbenismo della mid-class. Il film ha una grammatica quasi horror per l'uso delle ombre e l'immagine con cui viene mostrato Mason, quasi un antesignano di Jack Torrence. A quanto pare il cortisone e l'urgenza dell'addizione da farmaci è solo una scusa per puntare liberamente il dito su atteggiamenti repressivi e deliranti. Un film che per l'epoca era decisamente sovversivo. In una parte di supporto anche Walter Matthau.
di Gianluigi Perrone
Thursday, April 17, 2008
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