Questo film fa parte del cosiddetto genere nato alla fine degli anni ’60 in Giappone e denominato Pink Film o Pinku Eiga per dirlo alla maniera del Sol Levante. I requisiti per delineare tale un film sono fondamentalmente tre: la durata di circa 60 minuti, un budget massimo di ventimila dollari che se non bastassero il regista deve aggiunge di tasca propria e il sesso come tema fondamentale.Uncle’s Paradise è un film delirante che vede le gesta, sessuali, di uno zio che si congiunge sessualmente con tutto quello che gli capita, in particolare con una donna degli inferi che gli appare in sogno e con la fidanzata libertina del nipote, la quale si accoppia con qualsiasi cosa si muova. Ovviamente il film non ha nulla di tragico, anzi, il tutto è demenziale e fa spesso ridere. Se ne vedono di tutti i colori, ingredienti come sperma, fellatio varie ed eventuali, sangue e amplessi di vario genere costellano l’operetta e la rendono deliziosa sebbene lontana dal valutarne qualsivoglia pregio stilistico. Questi film richiedono tempi di lavorazione pari a quelli di un filma luci rosse, una settimana al massimo. Molti registi diventati poi famosi hanno esordito proprio con i Pinku, in cui si può inserire qualsiasi tematica attenendosi alle tre regole fondamentali sopraccitate, spesso sono stati infarciti di critica socio politica, ovviamente a sfondo satirico. Brevi film dedicati a un pubblico scanzonato di erotomani, una sorta di commediola sexy senza infamie e senza lodi, volta ad intrattenere e nulla più. Questo Uncle’s Paradise, pressoché introvabile, merita comune una visione per vedere un po’ di soft core in stile Japan e delle gag talmente stupide che fanno morire dal ridere.
di Davide Casale
Sunday, May 20, 2007
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