Intensa esperienza con il western quella di Fulci,soprattutto in questa pellicola del '74 dove esprime il proprio modo di girare in un elemento differente da quello che lo avrebbe reso celebre. Eppure gli elementi ci sono tutti. La regia intensa e importante,colma di pathos,densa che sarà il suo marchio di fabbrica. I personaggi sembrano giganteschi nei film di Fulci e non ne è eccezione I 4 dell'Apocalissa. Fabio Testi è un baro professionista che arriva in una città dove si unisce ad una prostituta in stato interessante,un ubriacone perso e un sognatore di colore. Sfuggono ad una strage causata da feroci banditi e vagano nel deserto fino ad incontrare uno strano individuo,Chaco,che li accoglie amichevolmente,poi li droga col peyote e violenta la ragazza,uccidendo uno di loro. Il film di Fulci è profondamente proiettato nella
mentalità anni '70 delle comuni e degli ideali di pace. Gli elementi della compagnia sono molto hippie,nella loro banalità:l'uomo e la donna che finiranno per fare sesso,il simpatico ubriacone,il nero(tanto per dare esoticità al gruppo)e il loro vivere insieme come un tutt'uno è significativo,soprattutto quando liberi da inibizioni si spoglieranno dai vestiti. A loro viene contrapposto il personaggio di Tomas Milian,sadico e feroce,uno dei più neri della sua carriera che prendeva ispirazione,a detta dello stesso Milian,da Charles Manson,il lato oscuro del movimento di libertà degli nni '70. Oltre alla inconfondibile regia,di Fulci si evidenzia la ferocia visiva,il dettaglio sul cruento(come il tizio che viene lentamente scuoiato)e il rosso vivido del sangue. Elementi che faranno da anticamera al suo futuro più noto.
di Gianluigi Perrone
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