Dopo il successo della trilogia della vendetta era naturale chiedersi dove sarebbe andato a parare il regista koreano più in voga del 21esimo secolo. A riprova che troppo spesso la sua poetica è stata spesso travisata,più voci hanno trovato fuori luogo la presunta leggerezza di I'm A Cyborg and that's Ok,mettendola in parallelo nella natura di genere dei tre precedenti film. In realtà,chi conosce a fondo il lavoro del regista sa che non gli appartiene nè il compiacimento della violenza,nè tantomeno interessa provocare verso sentimenti feroci. Il cinema di Park è pacifista. Ad oggi,sin da Joint Security Area,aveva dimostrato come il male(la violenza,la vendetta,la guerra)sia umano ma inutile,vacuo. In I'm a Cyborg sottolinea e rimarca il concetto della vanificazione della violenza in luogo dell'amore,molto più efficace del freddo e brusco mezzo razionale. La storia è quella della malattia mentale della giovane Young-goon,ricoverata in un centro di igiene mentale perchè convinta di essere un automa,un cyborg appunto. Park non è nuovo all' interesse verso il mondo della patologia mentale e dei sanatori ,non è dato sapere se è per diretta sperienza familiare,ma sappiamo che già in N.E.P.A.L.(segmento di If You Were Me)raccontava le vera storia delle traversie di una immigrata nepalese per gli istituti di Seul ed lo stesso regista ha più volte detto di amare particolarmente Shocking Corridors di Samuel Fuller. Non si fa neanche troppa fatica,in un carosello di patologie bizzare,ritrovare diverse citazioni,implicite come Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo o esplicite come da La Nona Configurazione. E proprio dal film di Blatty,Park prende i toni scanzonati,assimilabili alla commedia anche se,in fin dei conti,I'a Cyborg commedia non è. In un istituto di igiene mentale che sembra più un asilo delle meraviglie Park cerca di penetrare la patologia dal punto di vista del malato nella sua assurda convinzione. Non è certo raro che un malato di mente non mangi e invece della compassione si cerca di razionalizzare l'irrazionale. Young goon cerca il senso della sua esistenza e l'amore e la molla per trovare i compromessi sottesi per continuare a vivere. E' Il-sun che ruba le capacità agli altri matti,ad aprire letteralmente(nel suo immaginario)il cuore alla ragazza. Con leggerezza Park spiega che la violenza (l'elettroshock) è dannoso ed inutile e la delicatezza con cui Il-sun,inconsapevolmente,riesce a far mangiare Young goon con un compromesso è geniale e folle. In I'm a Cyborg,rispetto al passato dove i cattivi erano intercambiabili,confusi,relativi,non ci sono proprio. Stilisticamente è lui,scenograficamente e visivamente immenso, e la "violenza pudica"(ricordiamo che il cinema di Park è fortemente cattolico,non bigotto ma tradizionalista)dove c'è spazio "dell'idea" di una strage ma non dell'esposizione di essa mette indelebilmente la firma del Nostro. I temi di Park tornano tutti. Il pacifismo quasi ingenuo ed utopico,traslato da toni meno netti,meno incisivi,più terreni e diversamente puri. Fino ad ora i "sani" si confrontavano coi propri istinti negativi,fino ad ora il cinema di Park ha insistito sull'inutilità del male,adesso passa alla indispensabilità del bene con gli occhi sognanti di un eterno illuso:un pazzo,appunto.
di Gianluigi Perrone
Sunday, May 13, 2007
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