Una voce gracchiante alla radiomobile continua a chiamare lo sceriffo, Il viso teso e stanco di Gregory Peck guarda verso la diga,e ,senza rispondere, risale sull’auto della polizia e riparte.Sullo sfondo le vecchie case ed i volti di una assolata provincia del Sud degli Stati Uniti,in sottofondo la voce di Johnny Cash scandisce, come un metronomo, .il tempo che scorre troppo lentamente nella sonnecchiosa ed apatica cittadina. Basterebbe questo inizio folgorante per promuovere “un uomo senza scampo”(o meglio “I walk the line”, il titolo originale che si ispira ad una delle più famose canzoni di Cash)come un grande noir americano. Frankenheimer sa raccontare una storia,semplice e senza troppi fronzoli,come la vita di uno sceriffo di provincia,impegnato tra un litigio per un albero su un confine e la ricerca di una distilleria clandestina . E’ proprio questa vita noiosa e ripetitiva che lo sceriffo Peck si vede stravolgere dall’incontro con una giovane e biondissima ragazza che ,finalmente, risveglia i suoi sensi di maschio,assopiti e incastrati tra un lavoro frustrante ed una famiglia infelice. La ritrovata vitalità sembra preludere ad una storia d’amore contrastata,ma le cose si complicano a causa dell’occupazione della famiglia della ragazza,ovvero la distillazione di puzzolente, schifosissimo e iperalcoolico Rhum,attività proibita e contrastata dalle leggi dell’epoca. A tutto ciò bisogna aggiungere i problemi con moglie, ispettore statale e ,soprattutto vice-sceriffo. Cosi,come per ogni buon noir che si rispetti, il dramma è dietro l’angolo ed il corso degli eventi precipiterà a tal punto che le cose non potranno più essere come prima. Gli scenari del polveroso Tennessee fanno da cornice ad una storia ,tratta dal romanzo “an exile” (1967) di Madison Jones ,che potrebbero richiamare uno Steinbeck o un Faulkner,ma nelle scene tra paludi e gialli campi di grano spuntano ombre di Lansdale o Flannery O’Connor e di tutta quella letteratura Sudista che trova il proprio specchio cinematografico in “deliverance” di Boorman.. L’approfondimento psicologico del personaggio di Peck ,strappato dalla passione alla austera imparzialità e dedizione ai valori morali tipici della provincia americana,capace di una escalation di atti ,via via, sempre più folli ,pericolosi e febbrilmente disperati,ne fanno una figura struggente di loser. Ed è proprio questo che ci fa amare questo personaggio,che sul lavoro sembra un redivivo John Wayne,ma che non ha il coraggio di rispondere alle insistenti domande della moglie,che si trova ad essere vittima del gioco “del gatto col topo” perpetrata dal suo vice,che, infine, mostra le proprie debolezze in modo tanto plateale e sorprendente da divenire uno zimbello,fragile e sconfitto,da compatire,ma allo stesso tempo da comprendere nella sua umanità.
Di Andrea Scalise
Sunday, September 23, 2007
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