Saturday, September 22, 2007

JESUS CAMP di Rachel Grady e Heidi Ewing (2006)

Ottimo documentario girato a due mani da Rachel Grady e Heidi Ewing che si occupa degli abusi di indottrinamento della folta comunità Evangelista americana. I documentaristi seguono il Kids On Fire School of Ministry e il loro campeggi per ragazzi condotti da Becky Fischer,convinta sostenitrice di tali metodi educativi. Vediamo fare un totale lavaggio del cervello a giovanissimi completamente obnubilati da una distorta dottrina religiosa,con comportamenti al di là della follia. Purtroppo alcuni casi sembrano irrecuperabili ed è tristissimo vedere questi incontri con scene di isterismo,pianti immotivati e un lavoro di misera auto-convinzione talmente forzato da divenire criminale. Una delle cose più bizzarre di questi avvenimenti è il fenomeno della glossolalia,overo di frasi incomprensibili dette durante le preghiere strillate a gran voce che dovrebbero essere la lingua madre dello spirito santo. Puro fanatismo. Vederlo fare a dei bambini è quantomeno inquietante. C'è una incredibile tendenza guerrafondaia negli insegnamenti che spingono i ragazzi in una specie di guerra santa. C'è un curioso rimando a comportamenti tribali e selvaggi che sembrano voler far regredire questa forma di cristianesimo al tolitarismo delle religioni più oltransiste che vengono prese come modello. Oltretutto la comunità ha un grandissimo potere politico ed ha una particolare venerazione per il Governo Bush che è supportato fortemente e in maniera poco onesta visto che a questi ragazzi non viene data possibilità di scelta e soprattutto non hanno una istruzione normale nelle scuole ma casalinghe,con una distorzione della reltà inaccettabile. Il documentario ha il pregio di non imboccare lo spettatore,come avviene per esempio in quelli di Michael Moore,ma semplicemente osserva i fatti e ci si può fare una idea propria del fenomeno che,a meno che non essere malati di mente,può essere solamente una. Purtroppo tali comportamenti al limite del crimine sono accettati in nome della libertà di religione quindi non si può provare che odio per tali misfatti compiuti in nome di Dio.

di Gianluigi Perrone

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