Tuesday, September 18, 2007

TAXIDERMIA di György Pálfi (2006)

Promozione per György Pálfi che, dopo essersi palesato con Hukkle, produce un film di budget sostanzioso come Taxidermia e diventa un punto di riferimento per la cinematografia Ungherese. Taxidermia è un film incredibile per coraggio e sfacciataggine stilistica. Il regista ha piacere a firmare la miserai e l'umiliazione, l'ingordigia e il vizio. Un cinema del basso ventre quello di Pàlfi, dove l'anima è postposta ai corpi cavernosi. Taxidermia racconta la storia generazionale della famiglia Balatony, dal nonno,generale schiavista che durante la Seconda Guerra Mondiale vive recluso in mezzo alla steppa con la famiglia e il servo Morosgoványi, infoiato sperimentatore delle più astruse forme di autoerotismo. Il figlio Kàlman diventerà un campione mondiale di "ingozzamento agonistico", una palla di lardo capace di ingurgitare qualsiasi cosa con incredibile maestria. Questa zona del film potrebbe essere normalmente riferita a qualsiasi disciplina sportiva e si sviluppa tuttavia in maniera classicamente umana. La particolarità è che ci troviamo di fronte a personaggi che vomitano sconsideratamente e ritornano a mangiare senza fermarsi, fieri della loro bravura. Infine,ai giorni nostri, il dramma di Lajoska, deludente figlio di Kàlman, che essendo magro e mingherlino non ha potuto seguire le orme del padre ed è diventato imbalsamatore, utilizzando tute le proprie forze per mandare avanti la vita del padre ormai diventato un enorme budino. Il ragazzo ha però velleità artistiche talmente strampalate da diventare autolesioniste. Quella di Pàlfi è la storia della modificazione dei corpi e del loro abuso totale anche a costo del proprio disfacimento. Il lato consumistico al di là della cortina di ferro. La storia generazionale dell'Ungheria e del mondo portata avanti da corpi svuotati dall'anima e divenuti involucri organici fini a sé stessi.

di Gianluigi Perrone

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