Terzo lungometraggio per Daniele Costantini preso da una sua piece teatrale sperimentale,il film racconta letteralmente il fatti della Banda della Magliana come vennero esposti ai magistrati a suo tempo. Idealmente una confessione del doppiatore/attore Francesco Pannofino che nei panni di Luciano Amodio spiega ad un giudice (Leo Gullotta che si vede solo nel finale) eventi e retroscena accuratamente riportati. A lui una serie di attori e veri detenuti del carcere di Rebibbia,dove il film è girato,che raccontano le loro vite e le loro morti in un vernacolo romanesco anche troppo sboccato e sgrammaticato, quasi irreale. Il film,che è costato 500 mila euro, risente un po' troppo di questa sua dimensione teatrale e della sua forma di racconto senza mostrare mai quasi nulla,tanto che vediamo quasi sempre i personaggi che raccontano senza che le immagini spieghino da sé gli avvenimenti. In qualche modo questa sarebbe la negazione del cinema ed in effetti è una pecca che non si riesce a perdonare per via della lentezza del film. Peccato perchè l'idea nel complesso è ottima e a causa di questa mancanza di dinamismo non è completamente vincente.
di Gianluigi Perrone
Saturday, September 22, 2007
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment