Sunday, September 23, 2007

LA MACCHINA NERA di Elliot Silverstein (1977)

Il titolo originale The Car è molto più avvincente non c’è che dire, immaginiamocelo ripetuto all’infinito durante un trailer pacchiano con voce cavernosa. Il regista è Elliot Silverstein classe 1927, lo stesso regista di Un Uomo Chiamato Cavallo.
L’inizio del film è molto curato e avvincente, con musiche, un uso del grandangolo e una soggettiva che rendono alla perfezione, già dai primi secondi di visione, che quella non è una normale macchina e che il guidatore non può avere un’anima. I primi due omicidi con i quali LA Macchina Nera, titolo Italiano, ci si presenta, sono molto freddi e di una routine abbastanza impressionante. Una breve mattanza che non lascia nulla al caso. Di seguito ci vengono presentati i personaggi principali del film, quelli in carne ed ossa. Il protagonista è un poliziotto interpretato da James Brolin, il resto sono colleghi poliziotti, la sua ragazza e vari conoscenti del piccolo e polveroso paese della provincia Americana in cui la macchina semina il terrore.
La vera protagonista del film, con la sua particolare carrozzeria creata appositamente per la scena, è molto suggestiva, con dei fanali che sembrano quasi espressivi di un lucida ma determinata follia. La quattro ruote spunta dal nulla e dopo le sue scorribande omicide, accompagnate da un improvviso quanto sovrannaturale soffiare del vento, scompare nuovamente eludendo non si sa come tutti i posti di blocco che organizzano i poliziotti per arrestare la sua folle corsa.
La trama, al di là delle gesta della macchina, è parecchio banale bisogna ammetterlo. E’ la classica storia in cui un’ qualcosa irrompe nella pace di un paesino di provincia e tutti si organizzano per porvi fine. Struttura classica, già vista e che si vedrà un’ infinità di volte ancora. Sostituiamo la macchina con un pesce e abbiamo Lo Squalo, oppure dei mostri scavatori e abbiamo la saga Tremors. E’ uno slasher solo che l’assassino è un auto, come non a caso, nel recente Death Proof di Tarantino. Il fascino di questo film c’è ma si incentra praticamente solo nel design dell’automobile assassina, nel suono del suo clacson che è quasi un grido di rabbia. Per il resto la trama è piuttosto piatta e prevedibile, a parte un momento che si lascia ricordare perché fa davvero venire i brividi: ossia quando una vecchia indiana, testimone di un omicidio, dice che alla guida dell’auto non vi è nessuno. Il finale è assurdo non si può definirlo altrimenti, sembra di essere di fronte a un film epico in stile I Dieci Comandamenti, vedere per credere!
Dimenticavo, dove venderanno auto come quella del film?

di Davide Casale

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