Tuesday, December 18, 2007

Headhunter (2007) Paul Tarantino


Guarda, guarda. Ogni tanto, specie a Natale, i miracoli succedono. Io non ci credevo, eppure scartabellando le novità in una videoteca, tra un “Cerberus” ignobile e un “American pie” senza attori principali, ho trovato questo “Headhunter”. A dire il vero il film prometteva di essere la solita cagatina che vedi col telecomando un mano, mandando avanti nei dialoghi e fermandoti nelle scene di sesso e di sangue. La copertina davvero anonima, vero plagio del brutto “Tamara – toccata dal fuoco” (un giorno qualcuno dovrebbe spiegarmi questo sottotitolo), il film, girato in digitale, eco di terribili incubi come “Evil eyes” e il regista Tarantino Paul, non Quentin, erano echi non indifferenti della stronzata imminente. Eppure non ho spento né mandato avanti favorendo il miracolo: il film è girato bene (pur con evidenti limiti di budget), scritto in maniera direi spumeggiante, interpretato discretamente e con scene che fanno balzare dalla poltrona quando meno te lo aspetti. Un horror riuscito al cento per cento, la cosa che non ti aspetti dopo che Argento e Avati ti hanno pugnalato alla spalle e il mondo non è più tanto perfetto come quando eri bambino. La trama racconta di come un uomo, deluso dal suo lavoro, trovi grazie ad un’agenzia, un altro impiego, questa volta notturno, in un ufficio semivuoto. Ben presto riceverà la visita di fantasmi che lo metteranno in guardia sul suo tragico destino: se non troverà una certa testa mozzata anche lui morirà. Paul Tarantino mette in scena fantasmi e streghe condendo il tutto con salsa splatter e girando scene a tratti insopportabili per la tensione come la mano nel tritarifiuti. L’ironia del finale poi ha qualcosa di inqualificabilmente geniale. Nota a margine: io non lo sapevo, ma il titolo si riferisce ai “cacciatori di teste” ovvero quella gente che procaccia un certo tipo di profili di dipendenti per delle grandi aziende. Io terra terra pensavo al classico maniaco con l’accetta e la bava in bocca. Ottimo comunque il film con più di un debito sotterraneo alla saga giapponese di “Ju-on”.

di Andrea Lanza

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