Wednesday, December 12, 2007

30 GIORNI DI NOTTE di David Slade (2007)

Tutto in una notte. Una notte lunga 30 giorni. La città di Barrow in Alaska vive questa condizione una volta l'anno ed è l'ideale per un clan di vampiri andare lì a pasteggiare indisturbati. Questo l'assunto della fortunata graphic novel di Steve Nile e Ben Templesmith , munifica di sequels, che la GhostHouse di Sam Raimi ha deciso di consegnare nelle mani di David Slade, sulla fiducia del lavoro fatto su Hard Candy. Innanzitutto, mettetevi l'anima in pace, qui il fumetto di Niles c'entra poco. Niente vampiri "goodfellas", nessun Vincent, nessuna ironia cafona. Niente figure acuminate dalle fattezze di vetro. Quello che rimane dei succhiasangue di Templesmith è la ferocia con cui pretendono il sangue dalle vittime. Niente romanticismi, baci,poppisti,il morso è netto e si porta via bei pezzi di carne insieme al sangue. E' difficile parlare del lavoro di Slade perchè sulla carta c'è molto più di quello che alla fine vediamo in video. Slade ama la regia classica. Le avvisaglie c'erano già in Hard Candy, un costrutto tradizionale, compassato, asciutto, basato su dialoghi ed attori. Qui si è tentato di fare la stessa cosa, nellaria rareffata dell'Alaska, Slade ha tentato l'evidente omaggio a La Notte dei Morti Viventi, mettendo una comunità a confronto con se stessa di fronte ad un pericolo ignoto,terrificante e incomprensibile. Infatti la presenza della minaccia si palesa attivamente (a parte sporadiche apparizioni) solo dopo un'ora di film. Tutto il resto voleva essere lavoro su personaggio, tensione, mestiere da artigiano classico, quasi un film in bianco e nero. Il problema è che il risultato non è stato quello che Slade si aspettava. Perchè non c'è tensione, non c'è lo scontro tra personalità, decisioni, movimento delle situazioni. C'è confusione ed indecisione. Gli attori fanno un ottimo lavoro, Hatnett e Ben Foster su tutti, ma non basta certo ad interessarci alle loro chiacchiere. Oltretutto, a parte sporadici casi, questa tendenza alla ripresa classica di Slade non ha alcuna resa moderna. Semplicemente non ha un bel senso visivo,non vi sono immagini che rimangono impresse e questo perchè Slade ha volutamente girare nella maniera classica che forse è l'unica possibile per lui. Verso la fine, di sangue ne scorre e l'azione comunque non manca (esistono pure sempre dei produttori) ma l'eccesso di sofisticatezza della regia (già,perchè fare oggi un horror classico è sofisticato) cozza con il risultato finale ed è un vero peccato, perchè le aspettative erano molto alte.

di Gianluigi Perrone

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