Documentario realizzato da Marc Evans (Trauma, My little Eye) su Mumia Abu-Jamal, giornalista di sinistra ed esponente delle pantere nere condannato più di vent'anni fa alla pena di morte e ancora in attesa di esecuzione. A seguire la vicenda ci pensa un giovane di nome William anni nato proprio il 9 dicembre 1981 il giorno che Mumia in circostanze ancora misteriose viene arrestato per aver sparato e ucciso un poliziotto. Inizia bene questo documentario, con un countdown di un interminabile minuto di attesa. Un minuto in confronto a 25 anni. Giusto per rendere l'idea. Che Mumia sia colpevole o no l'attesa è una condanna troppo severa per tutti: un girone infernale costruito dalla burocrazia. Specialmente se poi la condanna viene attraverso un mezzo medievale come la pena di morte. E fino a qui tutto a posto. Il problema del dopo Moore è che ogni documentario deve avere il suo bel apparato di effettismo populista. Ecco allora che Marc Evans si gioca la carta del razzismo. Magari è pure plausibile che Mumia sia stato arrestato perchè era nero. Ma quali sono le prove; un Giudice che dice "aiutatemi a friggere questo negro!". Dove sta scritto che veramente il Giudice abbia riferito queste parole; da nessuna parte. Ma il documentario da per scontato di si. Per forza. Siamo in un mondo razzista. Altre prove: un schemino sugli spari che neanche il caso JFK. Un prostituta pentita dopo 25 anni. Ok. Ammetto di aver avuto pietà nei confronti di Mumia. Ma perchè si cerca sempre di istaurare un processo mediatico. Dove mai hanno portato le teorie di cospirazione? Credo da nessuna parte. Interessante invece il discorso politico sui vari movimenti Black nei anni '70. Noam Chomsky, Angela Davis, Alice Walker, Steve Earle sono solo un gruppo delle persone intervistate per raccontare quegli anni. Da pazzia invece lo sgombero di un palazzo occupato da un movimento chiamato "move" attraverso un bomba. Un bomba lanciata da un elicottero cha fa saltare in aria un palazzo (c'e il video):11 morti, tra cui 6 bambini e siamo a Philadelphia non in Vietnam ricorda una delle tante voci di quell'epoca. Pazzesco. Questo è il razzismo. Naturalmente il documentario si chiede se quello che succedeva allora succede anche ai giorni nostri. Purtroppo cade ancora nel ridicolo intervistando Mos Def e Snoop Dogg. I due Rapper prendono come esempio l'arresto di Mos Def durante uno spettacolo tenuto in piazza. Con tutta la simpatia che ho per il personaggio c'è un differenza grande come oceano tra un uomo condannato a morte per omicidio e un rapper che viene arrestato (probabilmente per farsi pubblicità) durante un esecuzione Live. Tutti d'accordo che il razzismo esiste. Ma ci sono esempi ed esempi.
di Daniele Pellegrini
Sunday, October 28, 2007
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