Wednesday, May 03, 2006

WELCOME TO DONGMAKGOL di Park Kwang-hyun (2005)

Primo film per il giovanissimo regista sud koreano Kwang-Hyun Park e vincitore del primo premio assegnato dal pubblico all'ottava edizione del Far East Festival. Film blockbuster in Korea con 8.000.000 di biglietti venduti nella sale.
La trama si situa durante la seconda guerra mondiale, un militare americano e un gruppo di soldati koreani di fazioni opposte si trovano in uno sperduto villaggio in mezzo ai boschi. Saranno trascinati in quel luogo dall'incontro casuale con una dolce fanciulla con dei problemi a livello psicologico. Pian piano si integreranno con le presone del villaggio ma soprattutto
inizieranno a non vedersi uno con l'altro come dei nemici, a tralasciare i colori delle loro divise e a vedersi come uomini e non come burattini. La fanciulla che compare anche della locandina del film rappresenta l'innocenza, lo si intuisce quasi da subito. Il film come si può dedurre già dalla trama è una metafora sull'innocenza, sulla lealtà e sopratutto sul concetto di pace, la quale viene rappresentata con una semplicità degna di un bambino. Il regista stesso prima della proiezione a Udine, in anteprima Europea, sotolinea il film come strumento per la pace.
Non a caso sottolinea come film che l'ha ispirato "La vita è bella" di Benigni. Tecnicamente il film è ottimamente ralizzato, il budget è stato senz'altro ampio e il regista in alcuni punti si lascia andare a dei virtuosismi che lasciano davvero a bocca perta, virtuosismi visivi mai lasciati al caso dato che nascondono significati che fanno pensare e che non sono per nulla difficili da intuire appunto per il fatto della visione innocente e bambinesca, ma non per questo banale. Alla fine della proiezione.L'applauso dura svariati minuti, facendo commuovere il regista stesso e parte stessa della platea.Tirando le somme il film ha meritato il premio, certo è un blockbuster e sicuramente andrà in contro a critiche anche feroci, non si può negare però un gran talento nel creare un visione innocente, nel caraterizzare personagi simbolici ad arte e poi la scena dei "pop corn" e non aggiungo altro, è davvero indimenticabile e non a caso è scoppiato un applauso dalla platea sebbene fossimo in piena proiezione.

di Davide Casale

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