Friday, May 26, 2006

CITY OF LOST SOULS

Un aitante brasiliano in Giappone con una affascinante ragazza del luogono in fuga dalla polizia da ché lui l’ha rocambolescamente fatta evadere da un pullman di un penitenziario. Il suo arrivo in elicottero e l’uccisione delle guardie è una scena esagerata, volontariamente quasi pacchiana, e la sua mano tesa verso di lei come a dire “Vieni con me piccola” anticipa tutto l’essere sopra le righe del film.
Miike confeziona un film insolito e curioso. Vediamo la comunità Brasiliana a Tokyo stereotipatamene caratterizzata dall’amore per il calcio, il calcio vincente. Il protagonista schiva quasi i proiettili e nelle sparatorie è abile come fosse un giocatore della sua nazionale. La Yakuza non poteva non esserci, ma è eccessiva, quasi videoludica, portata all’estremo fino ad essere parodia di se stessa. Il tema dell’ organizzazione criminale per eccellenza del sol levante in Miike è più che ricorrente fin dagli esordi. Vediamo scimmiottare anche l’effetto tanto caro a MATRIX e cloni vari. Lo spettacolo visivo del bullet time è ironicamente ridotto a siparietto in un combattimento tra galli, il tutto girato in animazione da cartoni animati della mattina, quelli che si vedono facendo colazione. Le storie si intrecciano e le gang Yakuza sono più di una. Il Brasiliano è impassibile e sa quello che vuole, sembra impossibile che non possa ottenerlo perché ha le doti giuste. Come in una partita di calcio dribbla tutti e l’area avversaria è il suo terreno di gioco. Girato in maniera quasi confusionaria riduce le peculiarità che rendono grande il regista a poco più di un paio di sequenze. Il film sembra girato con leggerezza, per sfogo, senza premere l’acceleratore in nessun senso. Sortisce comunque il suo effetto satirico e non si può dire che non abbia un tocco di originalità soprattutto per il curioso binomio Giappone-Brasile.

di Davide Casale

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