Thursday, May 18, 2006

LO STRANGOLATORE DI BOSTON

Tra il Giugno del '62 e il Gennaio del '64,quando ancora il termine serial killer non era stato coniato e diffuso,Albert DeSalvo violentò ed uccise 13 donne tra i 19 e gli 85 anni,mettendo in totale panico l'opinione pubblica e la polizia di Boston,senza apparentemente rendersene contro. Richard Fleischer dirige i momenti salienti di questo fatto di cronaca,analizzando principalmente l'effetto che ebbe la scoperta di una tale morbosità sulle coscienze degli americani. Un evento del genere scoperchiò un vaso di Pandora che metteva in luce come la fredda e morigerata comunità di Boston ospitasse al suo interno un numero insospettato di pederasti,pervertiti,maniaci e psicopatici. "Figuriamoci cosa c'è a New York" chiosa un poliziotto,analizzando le sevizie dello strangolatore sul corpo di una vittima. Tra gli innumerevoli sospetti che la polizia di Boston contattò c'erano una quantità impressionante di invertiti più o meno conosciuti ma quando,per un puro caso, l'assassino si rivelò come un immemore padre di famiglia che usciva di casa a mietere morte senza pietà per poi dimenticare ogni cosa,l'America si domandò cosa,della propria società,appartenesse a quell'uomo. Nella parte iniziale,caratterizzata dalle indagini dei Detective Di Natale e Bottomly(George Kennedy e Henry Fonda),Fleischer fa un uso massiccio dello split-screen,frammentando sapientemente lo schermo ogni qual volta ci si trova a commentare i delitti ,come a voler sottolineare l'esistenza di un patchwork sia di indizi che(e soprattutto)di ricordi sepolti nella mente dell'assassino. In questo primo tempo il regista si concentra principalmente nella costruzione tecnica del montaggio e la sovrapposizione degli schermi spesso risulta perfettamente congeniale alla trama. Nel momento in cui ci dirigiamo verso la verità,il regista alza i toni e dallo spiare tra i riquadri dello schermo,ora l'esplosione di violenza degli omicidi ci è esplicitamente mostrata insieme al volto ed al vero modus operandi del killer, accompagnata da una intensa carica sessuale delle immagini. Nella seconda parte Fleischer abbandona qualsiasi virtuosismo per dedicarsi a piani più lunghi e meditati,concentrandosi sul lavoro degli attori. Quando l'interesse si sposta sull'analisi psicologica del fenomeno della schizofrenia e dello sdoppiamento di personalità dell'individuo,l'intera seconda arte della pellicola si poggia sulle spalle di Tony Curtis che,imbolsito ed emotivamente provato,dà un'ottima prova recitativa modellandosi sulla figura del vero killer seriale. Nel momento in cui DeSalvo viene accompagnato verso la consapevolezza dei propri crimini,Curtis mima su uno sfondo bianco come l'inconscio del persecutore perseguito dalla follia,i propri atti delittuosi,raggiungendo le vette più alte della sua carriera di attore. DeSalvo non sarà mai completamente incriminato per diversi vizi di forma,tanto che,all'uscita del film nel '68,l'indagine è ancora aperta.
L'uomo verrà trovato accoltellato in cella da sconosciuti,archiviando così qualsiasi dubbio ad opera di quella subgiustizia spesso in uso negli States in casi del genere.

di Gianluigi Perrone

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