Saturday, May 20, 2006

SPIDER

La mamma chiamava il piccolo Dennis,Spider,come quei ragnetti che,quand'era bambina,tessevano la tela della propria vita
per poi andarsene in silenzio.Spider voleva molto bene alla mamma ed anche a lui piaceva tessere tele quando non era
felice,quando il suo papà era arrabbiato con la mamma,quando la sua giovane mente cominciava a sgratolarsi sotto il peso
della disperazione. Quando Spider comincerà ad incamminarsi lungo quel lurido tunnel dove si consumano sordidi amplessi
verso il gorgo della follia perderà ogni sua memoria frammentandola in migliaia di foglietti scritti fitti e disordinati,dove nasconde la verità sulla sua esistenza.E nei suoi bisbigli cerca di tornare indietro,di privarsi dei suoi mille strati,di ricomporre il proprio trauma e se stesso grattando via l'opaco alone di menzogna che lo ha forzato ad abbandonare la realtà.
Dalla novella di Patrick McGrath,David Cronenberg ripresenta il tema della mutazione questa volta analizzando la frammentazione della personalità umana. In una Londra fumosa,sudicia ed intimamente kafkiana,si aggira un ispiratissimo Ralph Fiennes che mugugna frasi inintellegibili,una analisi della schizofrenia praticamente perfetta. Dai fogli del suo confuso diario ci riportiamo alla sua infanzia dove ci viene mostrata la crisi coniugale del padre(Gabriel Byrne) diviso tra la moglie e una volgare prostituta dai denti marci. Notevolissima anche la prova di Miranda Richardson che interpreta tre ruoli diversi a disegnare la confusione dissociativa di Spider. Cronenberg riporta spessissimo la figura del mosaico,del puzzle che a poco a poco si riforma svelando retroscena inquietanti. Dopo la fase iniziale che ci introduce nella quotidianità di Spider e nel suo passato il film si trasporta verso i lidi del giallo cercando di dare una risposta già ovvia al segreto di Spider,prigioniero della sua mente.

di Gianluigi Perrone

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