Probabilmente l’idea per il soggetto di questo film è nata durante una cena in un ristornate Italiano. Supposizione un po’ ardita, ma condendola con un bicchiere di troppo di buon vino Italiano appare tutt’altro che bizzarra. Immagino la tavolata, subito dopo cena, passa un uomo obeso attirando l’attenzione di tutti mentre i commensali ruttano di nascosto o meno piatti carichi di buon aglio. Qualcuno all’improvviso con voce e sorriso sarcastico se ne esce con l’idea di un alieno ciccione che mangia cibo preparato all’italiana. Poi questi viene subito interrotto da un altro commensale che nega la semplicità e aggiunge, per suscitare le risa della tavolata, che l’alieno in questione si nutre direttamente di Italiani! Quasi a sfiorare la battuta politicamente scorretta. Congetture a parte il soggetto di questo film ha del geniale, un alieno abnorme, ciccione, laido, sudato, sull’orlo del tracollo fisico e vestito in maniera a dir poco barocca, nell’accezione dispregiativa, si ciba di Italiani. Un poliziotto, quasi caricatura del solito sbirro fallito e depresso che trova il caso che gli cambierà la vita, o per lo meno che gli eviti il suicidio, si mette sulle tracce di questo misterioso omicida fino a scoprire la patetica verità. Già il titolo è bizzarro, “mangia e corri” tradotto letteralmente: ci immaginiamo il ciccione correre e subito ci si mette le mani tra i capelli. Il film è girato da un semisconosciuto Christopher Hart, Americano che prima di dirigere questo gioiellino ipercalorico confeziona un solo episodio della serie tv TALES FROM THE CRIPT. Il film trasuda anni ’80, non solo per l’ovvio fatto che è datato 1986, ma anche per la struttura trita e ritrita degli eventi. Siamo in ambito horror poliziesco, sebbene sia parodia di entrambi i generi, ma la cosa che innalza l’interesse nei confronti di EAT AND RUN è che la parodia è velata, nel senso che sembra paradossalmente prendersi sul serio per poi sfociare di continuo in situazioni deliranti mai compiaciute. Il telespettatore è unico giudice delle “atrocità” che gli vengono propinate, non viene mai suggerita la prossima situazione ridicola. Quasi una divertita mancanza di rispetto, una mandare a quel paese numerosissimi film impegnati e di successo che vantano la stessa struttura. Christopher Hart sfrutta l’idea bizzarra e la mette in gioco compiaciuto, da questo punto di vista è inattaccabile il suo operato. Difficile credere che la nomea di piccolo cult non si sia diffusa tra cinefili e cannibali di sorta.
di Davide Casale
Thursday, August 23, 2007
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