Wednesday, January 10, 2007

ZERO WOMAN:RED HANDCUFF


Capostipite di una saga che ancora oggi produce seguiti anche di dubbia qualità.Zero Woman Red Handcuff è probabilmente uno dei capisaldi dell'exploitation anni '70 giapponese. Nata dalle chine del mangaka Shinohara Tooru ,autore anche di un altro cult ispiratore di una lunga epopea di vendicatrici in gonnella,Female Prisoner Scorpion,Rei è una poliziotta tenace che riesce a stanare un pervertito ambasciatore politico(non per nulla occidentale),eliminandolo.La sua lungimiranza non sarà premiata,anzi verrà radiata dal corpo e imprigionata per omicidio a causa delle conseguenze diplomatiche che il caso crea.Rei dovrà subire le umiliazioni del carcere fino a quando non verrà richiamata alle armi come Zero Woman nel momento in cui la figlia del Primo Ministro viene rapita da un gruppo di sadici balordi.Infiltratasi nella gang,Rei scoprirà a sue spese la ferocia dei criminali che la sottoporranno a sevizie di ogni tipo per poi andare incontro alla feroce vendetta della Zero Woman. L'anima fortemente blaxploitation di Zero Woman Red Handcuff permea tutta la pellicola con una accento brutale e perverso sulle numerose scene di stupro che pongono l'accento sulla violenza feroce dei villain di turno.Un primo stupro di gruppo ai danni della ragazzina rapita,un secondo con scene di sodomia
selvaggia e il classico assalto al focolare familiare con una frenesia sessuale sanguinolenta senza pari.Oltre al sadismo sessuale si aggiungono le torture cruente come la sanguinolentissima morte dell'ingenuo fratello pentito di uno dei criminale,inorridito dall'insana ferocia dei compagni, per mano vendicativa dello stesso congiunto e lo spietato interrogatorio della polizia tramite fiamma ossidrica.La matrice fumettistica della pellicola si esplicita nella seconda parte quando i personaggi assumono caratteristiche macchiettistiche e sopra le righe,tra tutti l'eroina nella sua mise rossa su stivaletti neri e le manette in tinta che rotea nell'aria come un'arma micidiale. La fisicità di Miki Sugimoto è prorompente e l'attrice non lesina nel mostrare le sue grazie spesso straziate da mani avide e lussuriose.Yukio Noda firma la sua opera più famosa con una potenza visiva stupefacente e conferisce all'opera un lirismo che la innalza dalla mera produzione di genere.Zero Woman non tornerà più ai fasti della sua prima missione. Il numero zero di una saga intramontabile.

di Gianluigi Perrone

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