Wednesday, January 10, 2007

MONOPOLY

Al suo esordio cinematografico,Lee Hang-bae mostra subito di che pasta è fatto proponendosi come nuovo nome di punta per l'industria cinematografica sudkoreana sempre in cerca di nuovi talenti da affiancare a Park Chan-wook,Kim ki-duk e Bong Joon-ho verso la corsa ad Hollywood o comunque al successo festivaliero occidentale.E lo fa con estrema classe,rigettando gli eccessi visivi spesso barocchi dei suoi connazionali in luogo di uno stile pacato,ironico,intellettuale.Sembra una prova jazzistica questo Monopoly che muove le mosse sulle strutture tipiche del noto gioco di ruolo,muovendosi nel mondo della finanza meno puliti con un retrogusto noir che prende i primi passi da alcuni estetismi di David Lynch ma che se ne discosta con gran maturità permeandosi in una ambiente glaciale ed asettico.La strana storia di Kyung Ho inizia quando questo genio dell'informatica,timido e talmente appassionato di action figure tanto da comunicare apertamente con loro,non viene a contatto con delle potenti banche che lo utilizzano per loschi traffici.Nel momento in cui si trova a che fare con cifre a svariati zeri Kyung Ho subisce l'influenza del misterioso John Lee che lo orchestra a suo piacimento per fare il grande colpo.Già dal sunto del plot si evince che in Monopoly nulla è come sembra e ne abbiamo continua riprova lungo lo svilupparsi della narrazione.La personalità del Lee sceneggiatore(o potremmo chiamarla sfacciataggine)sta nel fatto che si insinua pacatamente nella curiosità dello spettatore con l'intento di ingannarlo.L'inganno stesso è il significato ultimo di Monopoly,sia nella narrazione del film che negli intenti di script.Dire di più sarebbe un crimine,basti sapere che Lee conduce su una strada che idealmente dovrebbe portare a una meta ma che in realtà ha tutt'altra direzione.Vi è una evidentissima fonte americana citata in Monopoly ma rivelarla sarebbe come svelare il twist finale.Fonti a parte,Lee dimostra il giusto carisma per diventare un gigante del cinema sudkoreano.La sua (speriamo)prossima proposta ci lascia tra le attese più spasmodiche.

di Gianluigi Perrone

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