Wednesday, July 18, 2007

SMOKIN' ACES di Joe Carnahan (2007)

Strano film questo Smoking’ aces. Inizia male, anzi malissimo, per diventare nell’ultima mezz’ora uno delle più interessanti pellicole d’azione degli ultimi anni. Merito a Joe Carnahan, autore di un del sottostimato “Narc”, e qui alla sua opera più vivace, dirompente e notevole. I difetti del film sono molteplici e tutti, come detto, inseriti nella prima ora di girato. All’inizio Smoking’ aces sembra un misto pane di tanto cinema, autori, culti moderni e passati. Tutto così tremendamente modaiolo e cool da generare imbarazzo se non confusione in una interminabile passerella di star che fanno il verso ad Altman e al suo cinema corale, calato qui in una dimensione di pulp tarantiniano. C’è davvero di tutto: dialoghi fiume come il buon vecchio Quentin insegna, umorismo e personaggi sopra le righe come nei film di Guy Ritchie, killer spietati contro killer spietati come in “Pistole sporche” di Albert Pyun, trasformismo alla James Bond, bad girl che fanno un baffo a “Nikita”. Il tutto shakerato così male da lasciare un senso di vertigine allo spettatore che si trova straniero in un mondo che non capisce e non lo appassiona. Poi magia della magia. Dopo qualche segnale di interesse rialzato (l’uscita di scena di Ben Affleck, la presentazione dei nazi killer) il film diventa adrenalina dirompente e comincia a far quadrare i nodi della vicenda in una catarsi drammatica e disillusa davvero inaspettata. Dopo una sparatoria in ascensore (“Get carter” con Sly?) in scena si scatena l’inferno con corpi maciullati dai proiettili, killer che si innamorano o per amore arrivano a sacrificarsi, ruoli che, senza bisogno di facili maschere, si scambiano. Chi è davvero il male o il bene? In questa orgia pulp deliziosa troviamo una sensuale Alicia Keys e un inaspettatamente bravo Ryan Reynolds. La parte del leone spetta però a Jeremy Piven, perfetto nel suo drammatico ruolo di vittima sacrificale, un personaggio dai toni altamente shakespeariani. Un applauso quindi a Joe Carnahan, che anche, e soprattutto. Stavolta ci regala un gioiello dalle molteplici sorprese. Sempre che avrete la pazienza di degustarlo come un buon vino d’annata.

di Andrea Lanza

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