Quando ormai 20 anni fa James Ellroy diede alle stampe la sua personale interpretazione su quello che fu uno dei delitti più chiacchierati degli anni '50,la raccapricciante morte della 22enne Elizabeth Short,era già destino che la carta stampata divenisse materiale per Hollywood. Diversi nomi si era avvicendati alla regia,tra cui quello di David Fincher che alla fine si occuperà di un'altro caso insoluto americano,The Zodiac Killer,fino all'interessamento di Brian DePalma,concretizzatosi nell'enigmistico noir che trattiamo. Elizabeth Short era una giovanissima aspirante starlette di Hollywood che aveva una vita segreta fatta di sesso promiscuo e frequentazioni ambigue. Chi l'abbia torturata per giorni fino a sezionare in due pezzi il corpo,svuotarla delle viscere e sfigurarla in maniera agghiacciante non è ancora dato sapere e forse rimarrà un mistero per sempre. Fatto sta che una tale atrocità aprì,come spesso avveniva,uno squarcio nell'opinione pubblica che divenne morbosamente attirata dall'evento. La polizia di Los Angeles,fortemente interessata a guadagnare privilegi dal sensazionalismo dilagante,metterà i suoi migliori segugi sulle tracce dell'assassino.E poi nulla più.Ellroy,forse il miglior tessitore di noir vivente,dà la sua personale interpretazione dei fatti scavando nelle sordide vite dei poliziotti e degli indagati sui quali la tragica figura della Shorts aleggia eterea.
Chi ha letto il romanzo troverà,da parte di DePalma,una esatta riproduzione degli eventi narrati con una evidente dilatazione cronologica di alcune situazioni.La Dalia Nera di DePalma si aggira tra una serie a volte macchinosa di misteri e intrighi che macchiano le vite dei protagonisti. Su tutti i due poliziotti ossessionati dal delitto,soprannominati "Fire and Ice",Bucky Bleichert(un Josh Hartnett bravissimo nonostante troppo giovane per la parte) e Lee Blanchard(un ottimo Aaron Eckhart)che divisi tra donne misteriose,spietate e traditrici,consumeranno le proprie vite.
DePalma riprende letteralmente l'atmosfera dei noir anni 50(sarebbe stato curioso se il film fosse stato in bianco e nero)e la adatta al suo stile ed ai suoi virtuosismi.Lo stile è pacato e fumoso,dipanandosi verso vicende impreviste.L'unico neo è l'aver voluto abbandonare la vicenda della Dalia Nera,che nel libro aleggiava sempre presente come un fantasma silente,per occuparsi di snodi della trama abbastanza vacui.La scelta,probabilmente,è dovuta al fatto che il personaggio interpretato da Scarlet Johansson nel libro ha uno spazio marginale mentre nel film si è voluto far valorizzare l'attrice.A discapito della narrazzione che perde di fluidità e di atmosfera.Inoltre la Johansson deve lasciare scena sia a Hilary Swank,in un ruolo insolitamente sensuale e perfido,che soprattutto alle sporadiche ma significative apparizioni della Dalia,l'attrice televisivaMia Kirshner,che ircarna la vuota disperazione di Elizabeth Short,così giovane ma già così svenduta alle disillusioni sul mercato della depravazione della L.A. bene. Un'anima cannibalizzata la cui figura sfuggente è stata cannibalizzata dai media oltre la sua orribile fine,congelata per sempre in un osceno sorriso.
di Gianluigi Perrone
Monday, September 18, 2006
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