Monday, September 18, 2006

CAPOTE

Truman Capote era già una star,un personaggio ambiguo ed amatissimo dal jet set newyorkese,già giovane autore di opere che sarebbero divenute immortali quando,tra il '58 e il '66,si apprestava a scrivere l'opera che non solo l'avrebbe consegnato alla storia della letteratura mondiale ma che avrebbe anche cambiato il modo di scrivere.E sicuramente non sapeva che "In Cold Blood",il suo successo sempiterno,sarebbe anche stato il romanzo che gli avrebbe rapito l'anima e lo avrebbe privato della propria dote.
A Sangue Freddo nasce come la cronaca di un evento di sangue avvenuto in Kansas.Un'intera famiglia massacrata da due balordi per pochi dollari.A Capote non interessava raccontare il fatterello in sè ma voleva catturare,nella sua infinita sensibilità,ciò che per quella comunità aveva significato un atto talmente feroce e primordiale. Quando Capote avrà modo di conoscere dal braccio della morte uno dei colpevoli,Perry Smith,scoprendone l'animo nobile nascosto dietro il brutale omicida,capirà che la faccenda richiede un maggiore respiro.Truman Capote donerà tutto se stesso per consegnare alla pagina l'intensità di quei giorni con Smith.
La vicenda di Capote è talmente affascinante che non necessita di particolari orpelli per essere raccontata. Eppure lo scrittore meriterà(ed avrà come vedremo)ben più che il biopic freddo che ha realizzato Bennett Miller.Il film si poggia esclusivamente sull'interpretazione di Philip Seymour Hoffman che è effettivamente nato per incarnare Truman Capote e che attraversa lo schermo in punta di piedi ma incredibilmente intensamente come ci ha sempre dimostrato fino ad adesso.Però "Capote" non sembra altro che il bel compitino perfettino che piace all'Academy e che non scava nell'anima dell'artista e da per scontati i perchè e per come.Alla fine abbiamo una serie di eventi passivi e spesso insensati perchè non permeati dall'essensa vispa,vibrante e vivida che era il senso di Truman Capote.

di Gianluigi Perrone

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