
E’ proprio il fatto che il regista "ci ricorda" a non far a mio avviso decollare il film come avrebbe potuto, molte cose che si accinge a "svelare" non sono poi affatto stupefacenti, sono cose intuibili e proprio per il discorso della ciclicità in parte risapute, sebbene alcuni spunti siano architettati in maniera molto intelligente, come quello sulla globalizzazione, reso a metafora con un soldato che descrive il suo pasto come spaghetti alla marinara piccanti, e siamo in mezzo a un deserto.. Tolta la narrazione scanzonata e accattivante, però già vista in precedenti film del regista, non abbiamo poi tanto di cui impressionarci o da ricordare.
Non un film da evitare, anzi, ma nemmeno da tesserne tante lodi e di sicuro da non inserire nell’olimpo dei film di guerra. Il problema di Mendes è che continua a tentare di girare dei film "indipendenti" quando non lo sono affatto, oltre all’essersi impantanato in una sorta di manierismo...
di Davide Casale
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