E ancora ci casco. Mi ridico “Mai più film di Decoteau” e invece eccomi sulla poltrona a guardarne uno. Questo “Killer bash” è moscio davvero come pochi, con i soliti maschioni etero a comportarsi non come gay, ma proprio come i deviati di Cruising in scene assurde ai limiti della parodia hardcore. Il film è la solita storia di possessioni diaboliche, questa volta ai danni di una secchiona bruttina, Becky, che in preda al demonio diventerà una strafiga megagalattica e ucciderà ad uno a uno chi ha fatto del male allo spirito che la guida. Naturalmente alla fine la morale sarà la solita vecchia favola dell’amore che vince sopra ogni cosa, con tanto di redenzione dello spirito cattivo e trionfo dei buoni sentimenti. Becky oltretutto è talmente desessualizzata da Decoteau da essere quasi un transessuale con tanto di vocione da vero uomo che spaventa le donne, ma tranquillizza i maschietti che deve assassinare. I ragazzi muoiono nei modi più assurdi mentre Becky sta ad un passo da loro e nessuno nota né lei né i suoi occhi di brace da Caronte. Il primo a morire è un giovane virgulto con l’hobby di toccare i pettorali agli amici in un giardino pubblico, vestito solo con boxer, intento a fare pesi sotto l’indifferenza dei compagni che non sentiranno le sue urla disumane mentre si strozzerà con un attrezzo; il secondo mentre gioca a calcio (sempre in boxer e petto nudo) farà la fine più stronza: un pallone comandato da Becky dagli occhi rossi gli farà fare una mega caduta con doppia piroletta a mò di comica anni trenta.. crash osso del collo distrutto; il terzo mentre parla con gli amici mangia un cioccolatino e muore soffocato; il quarto dopo aver versato sul corpo nudo degli amichetti dell'olio per risaltare il fisico verrà trovato impiccato con una catena comandata da Becky. Si capisce che siamo in un opera dagli umori gay quando tre ragazze vanno a fare la doccia e il regista preferisce riprendere i suoi maschietti intenti a buttarsi dell’acqua giocosamente come i colleghi di “Zoolander”. Poi scena cult: arrivano le matricole col petto nudo e i boxer di rito che vengono messi a sedere in una scena che più frocia è inimmaginale con questi maschioni che si aprono senza motivo la patta dei jeans e mimano con delle bottiglie di Jack Daniels un pompino macho con i nuovi adepti. Il film si perde troppo in queste scene da porno soft gay e allontana l’attenzione dalla fragile storia. Decoteau se ne sbatte della coerenza, della narrazione, dei suoi personaggi, lui vuole carne al vento, uomini che amino altri uomini, se potesse li metterebbe tutti giù a giocare ad incularella, ma siamo in un film che si vuole etero e allora tutti si comportano come omosessuali, ma ammiccano alle ragazze che sbavano per loro. Povero Decoteau! Ma poveri anche noi che ci massacriamo le palle masochisticamente dietro a queste sciocchezzuole civettuole da adolescenti infoiate di cazzo. Il film per rigor del vero è girato meglio del solito, con movimenti di macchina molto efficaci soprattutto nella prima parte, ma man mano che si va avanti tutto diventa tradizionale, sciatto e moscio. Questo “Killer bash” è brutto e una delle cose più monotone girate da Decoteau che almeno in “Stirpe di sangue” e similia ci regalava qualche trovata non male e un ritmo abbastanza serrato. Ma qui? Il nulla. Evitate ogni contatto con “Killer bash”: è nocivo alla salute mentale.
di Andrea Lanza
Thursday, February 07, 2008
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