Non il manifesto ma forse il più bel film di Shyamalan. Il passo da gigante fatto rispetto al bello seppur manieristico Il Sesto Senso è evidente. Shyamalan interpreta il mito ed i topoi dei fumetti supereroistici in maniera umana e naturale. La storia di David Dunn (Bruce Willis) che a poco a poco comincia a scoprire di avere dei superpoteri dopo essere sopravvissuto ad una catastrofe ferroviaria ha del tangibile e trascende dalla pomposità clamorosa usata normalmente nei cinecomics. E' tutto riferito alla emotività umana e alla situazione familiare di Dunn. Il dramma dell'allontanamento dalla moglie, il rimorso per decisioni prese per amore, ancora l'incomunicabilità è vista con gli occhi pieni di speranza del figlio, la cui capacità di credere e vedere è uno dei punti cardine della poetica del regista. Sicuramente il vero protagonista del film è Elijah Price (Samuel Jackson in una delle sue migliori interpretazioni),l'uomo di vetro, il cui dolore continuo e perenne lo ha reso amaro verso la vita che solo i fumetti hanno salvato ma lo hanno portato ad astrarsi dalla realtà. Price è la superevoluzione del nerd con delle ragioni umane, un villain il cui decadimento emotivo ha delle ragioni superiori, la cui esistenza è un riflesso di se stessa, come viene continuamente sottolineato stilisticamente. Mai come in questo film il dualismo tra i protagonisti è alla base degli eventi. Le qualità che danno senso all'esistenza sono speculari e per entrambi c'è un senso a tutto ciò che avviene.
di Gianluigi Perrone
Sunday, June 22, 2008
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