Wednesday, February 15, 2006

LE TRE SEPOLTURE di Tommy Lee Jones (2005)

Melquiades Estrada è un povero vaccaro che abbandona Jimenez,il paesino messicano da dove proviene,per arrischiarsi come clandestino oltre il confine col Texas dove,nel tempo,stringerà con il cowboy Pete Perkins un'amicizia sincera basata su valori che il mondo moderno non potrà più comprendere.Quando Melquiades verrà accidentalmente ucciso dalla guardia di frontiera Mike Norton,per Pete arriverà il momento di far valere una vecchia promessa.Questa a grandi linee è il soggetto di Guillermo Arriaga,già fortunato sceneggiatore dei successi di Innaritu,Amores Perros e 21 Grams(e del prossimo Babel)che anche questa volta palesa il suo stile personale nella frammentazione cronologica e la suddivisione in capitoli levigandolo sapientemente sui tronchi su cui si strutturavano i ruvidi western di Sam Peckinpah e
Monte Hellman.Lo stesso titolo originale(the Three Burials of Melquiades Estrada)ricorda da vicino un bel film di Peckinpah,Bring me the Head of Alfredo Garcia,riprendendone l'ambientazione messicana,la struttura del viaggio e il macabro feticcio umano che scatena le azioni.La regia poteva facilmente essere prevedibile se non fosse che dietro la macchina da presa ci fosse un nome come Tommy Lee Jones,quasi esordiente in quasto ruolo se si esclude un'altro western per la tv dal titolo di The Good Old Boys.Molto probabilmente senza neanche rendersene conto,Jones prende la strada più difficile,meditativa,sincera e per cui più giusta del vecchio western old style dall'ampio respiro di più di due ore,dove l'epopea
di Pete,interpretato dallo stesso Jones,e del suo prigioniero Mike Norton,un minimalista Barry Pepper,li porta in viaggio oltre il confine messicano incontro a un mondo che non esiste più.Infatti Le Tre Sepulture si dimostra una pellicola dal forte sapore nostalgico non sono nello stile scarno ed essenziale ma anche nei contenuti.Gli eventi si susseguono stanchi e ostinati in una realtà che non riconosce più alcuni valori essenziali che fanno di Melquiades e Pete dei sopravvissuti di un'altra era.Prigionieri di un tempo dove non c'è più posto per l'amicizia,la sincerità,il rispetto.Dove un vecchio cowboy non ha più un posto da raggiungere perchè la degenerazione ha raggiunto ormai il cuore di ogni uomo,anche il più sperduto.Significativa la presenza del televisore,visto come icone e fucina dell'idiozia umana che riesce a raggiungere anche un gruppo di peones nel mezzo del deserto.Lo stesso personaggio di Barry Pepper non è un "cattivo" tout court quanto piuttosto un imbecille qualsiasi senza nè arte nè parte.Un uomo senza presente.In questa realtà malata he lo rigetta come una infezione indesiderata,Pete si ostina fino al fanatismo a inseguire il desiderio più grande del suo compagno,a riportare l'umile uomo nella sua "isola che non c'è" dove,per quanto piccolo esso sia,ogni uomo ha diritto di guadagnare il riposo eterno.Tommy Lee Jones a 60 anni dà prova di grande lucidità e personalità soprattutto nonostante una prova non completamente matura come regista,valorizzando i propri attori compresi Pepper,la brava January Jones e soprattutto Melissa Leo,la cui interpretazione rappresenta tutto il concept del film,cioè che c'è una bellezza appassita nella natura che è consapevole di esserlo e ne soffre in silenzio.

di Gianluigi Perrone

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