Curioso il caso di Ji-woon Kim.Dopo un Two Sisters,evidente(ma elegante)surrogato del trend dell'horror asiatico,sposta il suo interesse verso il noir contro ogni previsione,dirigento questo A Bittersweet Life che,in maniera sontuosa come l'opera precedente,ricalca i passi del successo di un connazionale,Oldboy di Park Chan-wook.
La Vita Agrodolce del titolo è quella di Sunwoo(Lee Byeong- Heon) mite e taciturno,quanto letale bodyguard di un potente
boss della mala a cui il capo affida il controllo dei movimenti della giovane moglie Heesoo,in odore di tradimento. Il compito
di Sunwoo è quello di smascherare e riferire le presunte scappatelle della ragazza,il che equivale a una condanna a morte. Sunwoo però matura un sentimento profondo per la giovane e nel momento di scegliere decide di tradire il proprio capo. Questo gli costerà caro,innescando una macchina vendicativa inarrestabile alla quale Sunwoo scamperà non senza profonde cicatrici. A questo punto toccherà a lui consumare la sua vendetta.La sceneggiatura di Ji-woon Kim,di per sè non particolarmente originale,segue più che altro le mosse di Scorsese e Tarantino,citando quest'ultimo ripetutamente quasi a far man bassa di espedienti narrativi.E quindi il plot parte dal pericoloso boss che affida al suo "uomo migliore" la propria donna,il suddetto va in giro vestito da "iena" e le sue vicende si incrociano un pò troppo spesso con quelle della sposa di Kill Bill.Eppure è Oldboy la matrice principale di A Bittersweet Life.Non solo propriamente nella sceneggiatura ma in tutte le caratteristiche principali.La colonna sonora ricalca esageratamente quelle tipiche di Yeong-wook Jo,che ha musicato la trilogia della vendetta di Park e perfino la fotografia e la scenografia ricalcano quelle di Oldboy,tanto che troviamo il protagonista su un terrazzo,in un lurido corridoio e,nel finale,in bar(il La Dolce VIta,su un'attico di lusso.
E' forte il sospetto che A Bittersweet life sia un lavoro "su commissione" e evidente è il fatto cheJi-woon Kim non ha l'originalità e l'autorialità di Park. Di tutto ciò ci rimane comunque un lavoro avvincente,girato con invidiabili esperienza ed eleganza.A Bittersweet Life riesce a splendere di luce propria esattamente nel momento in cui si distacca dai suoi scomodi modelli e
manifesta le sue armi migliori nelle scene di azione pura.Tranne che per la protagonista femminile,Min-A Shin, che forse meritava un pò più di spazio,assolutamente non sacrificati i tanti caratteristi perfettamente in parte che rilevano un mosaico noir di polso mutuabile sicuramente a una visione Chandleriana del genere. Evidenti i riferimenti a Frank Costello-Faccia d'Angelo di Melville sin dall'inizio e dalla caratterizzazione del personaggio di Lee Byeong- Heon che fu di Alain Delon.Rimane il rammarico per la poca personalità che l'opera riesce a donare,penalizzando l'effettivo talento di Kim che,ricordiamo,vide il suo primo exploit in The Quiet Family,rifatto anni dopo da uno dei talenti più innovativi della vicina isola nipponica,quel Happiness of the Katakuris di Miike Takashi.
di Gianluigi Perrone
Tuesday, February 21, 2006
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