Thursday, August 14, 2008

House of Blood (2007) di Olaf Ittenbach

Vedere “House of blood” è un po' tornare bambini con videocassette spuzze, logore che sanno di un tempo purtroppo ormai passato. Ricordo le nottate a sedici anni da solo o con amici a vedere robe immonde come “I ragazzi del cimitero” o “Spookies” o ancora la spazzatura della spazzatura, filmacci sotto label come “Eureka”, “Antoniana”, cose che mai sotto tortura oggi guarderesti. Eppure allora ci si esaltava con poco, i parametri di bello e brutto erano azzerati, te ne fregavi se un regista girava un horror nel giardino di casa e lo chiamava Amazzonia, non ti sentivi preso per scemo, semplicemente accettavi anche l'inaccettabile. Erano gli anni che magari rubavi la videocamera di tuo padre o di tuo zio e ti cimentavi tra zoom selvaggi e succo d'amarena a credere di essere Fulci o Romero, poi magari la tua pseudo troupe non si presentava e grazie a Dio non finivi il tuo insulto al Dio del cinema. “House of blood” è quel film che da ragazzino non hai terminato, è la videocassetta che avresti potuto vedere da adolescente assetato di film, è l'incubo più nero di ogni critico che si autodefinisce esteta. E proprio per questo suo essere oltre, oltre il buon gusto, oltre la più giusta delle logiche, posizionandosi fuori dal mondo, “House of blood” è un capolavoro come non se ne vedono da anni. Cioè tutto è sbagliato, dalla scelta della videocamera, una pessima dvd cam forse, agli attori ridicoli che sono comici quando fanno i duri, ai dialoghi tremendi che vogliono unire frasi cazzute ad altre di più aulico pensiero. Poi si dirà, ma il livello di figame sarà almeno alto, cioè deve esserlo per forza per rifarsi gli occhi davanti a qualche sciagurata starlette dalle tette grosse e la passera sbarazzina attratta dalle vane promesse di gloria del regista. Invece no, poche ragazze, vestitissime, anzi una mi sembra di aver letto si sia persino fatta cucire la maglietta sulla pelle per non destare alcuno scandalo, e quella che interagisce col resto del cast è pure un cesso mica male che si scopre essere nientepocodimeno che la moglie di Ittenbach, il genio autore di “House of blood”. Allora, mi direte voi dove, diavolo è il capolavoro? Ci arrivo, ci arrivo, miei cari. Per cominciare tecnicamente il film è incredibile, girato con un budget tipo le mille lire delle Elementari per un succo di frutta e la focaccina, ha però la dignità di una grossa produzione. Ittenbach fa cose folli con quei tre soldi, muove la telecamera sopra tetti, osa persino carrellate, nobilita combattimenti tra uomini e demoni con rallenti o soggettive di proiettili perforanti. Mica male dico io ora. Poi cazzarola lo splatter è estremo e ben fatto, gli attori mutano in un batter d'occhio in demoni e, come “Dal tramonto all'alba”, il poliziesco diventa horror e giù di facce ridotte in poltiglie, di teste aperte come un melone, di operazioni ai testicoli con dovizia di particolari, di arti amputati. Chi più ne ha più ne metta. Poi fattore di cazzata non indifferentemente divertente è che questi mostri saltano come acrobati da circo e picchiano come karatechi. Applauso a scena aperta senza dubbio. “House of blood” è una giostra malferma, un luna park scalcinato che risulta alla fine più divertente di Gardaland. Qui urge un appello: scriviamo a qualche produttore di Hollywood, la smettessero di assoldare dei cagariso per scadenti remake di film orientali, diamo qualche soldo a Ittenbach, veterano della scuola horror fai da te anni 90, per girare un film degno delle sue potenzialità. Altro che Rodriguez verrebbe fuori, sarebbe una bomba pronta ad esplodere. Ma per l'amor di Dio non facciamogli scrivere una sceneggiatura!
di Andrea Lanza

No comments: