Wednesday, March 05, 2008

Boogeyman 2di Jeff Betancourt (2008)



C’è stato un periodo dove la paura per il buio la faceva da padrona al cinema. Abbiamo avuto film ottimi come Darkness ed altri sicuramente mediocri come i vari ed anonimi They, fear of the dark e Al calar delle tenebre. Boogeyman di Stephen Kay (sublime il suo Get Carter con Sly però) non faceva difetto presentando stancamente i soliti clichè del genere (luci che vanno e vengono, mostri visibili solo alla fine) difettando in più dello smodato uso di una becera computer grafica per rappresentare l’Uomo nero del titolo. Di un secondo capitolo non sentivamo di certo il bisogno, ma proprio quando le speranze vanno a scemare ecco che arrivano i miracoli. Oddio niente da urlare al capolavoro, ma Boogeyman 2 dell’esordiente Jeff Betancourt è un bello spettacolo carico di suspence e di splatter bello corposo che non ti aspetteresti mai da una produzione mainstream. Il plot verte di più, rispetto al precedente capitolo, verso il thriller slasher, ma non dimenticando però le venature horror fantastiche. La trama non brilla certo per originalità, ma porta delle morti molto inventive: una ragazza autolesionista legata e coperta di vermi si distruggerà le vene per toglierli via, un ragazzo fissato con l’igiene ingoierà dell’acido per pulire la sporcizia del suo corpo e così via. Non solo: come già accennato il reparto splatter non è taccagno, già dalle prime scene assistiamo ad un accoltellamento con budella che escono copiosamente fuori e, verso metà film, ad un ragazzo viene aperto con un aggeggio il petto con tanto di cuore che pulsa vivo. Siamo più sul genere Saw (e la presenza di Tobin Bell il Jingsaw della serie non è casuale) con echi di Nightmare 3 soprattutto nella scelta di ambientare la vicenda all’interno di un “manicomio” per adolescenti problematici. Il film poi ha pure un colpo di scena molto ben azzeccato che rigira un po’ le carte in tavola arrivando persino a sorprendere un po’ il pubblico. Direi che è sicuramente un passo avanti e le strade sono aperte al numero 3. Ma non è detto che il miracolo si ripeta.
di Andrea Lanza

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