Thursday, May 29, 2008

BRACCATO A VITA (MAD DOG MORGAN) di Philippe Mora (1976)

Nello stato di Victoria in Australia,terra di pendagli da forca,colonia di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra,un giovane,Dan Morgan, passa la propria vita tra fumerie d’oppio e scazzottate. Il film narra l’ascesa di questo avventuriero dal carattere fiero,trascinato nell’inferno delle carceri,dove verrà brutalizzato e torturato,per poi passare alla sua nuova vita da fuorilegge. A far da sfondo a tutto ciò ,vi sono le distese dell’Australia ottocentesca,dove una stretta elite di anglosassoni governa su una masnada di delinquenti e sulle popolazioni aborigene locali. Morgan guadagnerà l’appellativo di “cane pazzo” per via delle proprie imprese banditesche, divenendo, quasi, un robin hood australiano. Dan Morgan, alias “mad dog Morgan” non è altro che il nome falso di un personaggio storicamente vissuto nella metà del 1800 in Australia. Un uomo che si pose in lotta contro una società spietata e classista,divenendo una belva selvaggia,braccata da una moltitudine di cacciatori di taglie. Nonostante la barba folta e posticcia,un ruolo disegnato su misura per Hopper,che sembra divertirsi un mondo ad impersonarlo. Uno scontro tra diversi tipi di inumanità,tra chi,pur costretto a vivere come un selvaggio,Morgan stesso e l’unico suo amico,l’aborigeno “Billy”,mantiene dei rudimentali principi morali e chi invece,come il governatore,in nome della propria superiorità,non esita a far fare a pezzi il cadavere di un bandito solo per conservarne lo scroto come portatabacco. “Braccato a vita” sembrerebbe a prima vista essere un western,ma si rimane allibiti dalla facilità con cui il registro varia dal film d’avventura a quello “picaresco”,con un retrogusto di cinema horror che lo pervade insistentemente. Durante le crude scene della violenza sul protagonista e della “M” ,barbaro simbolo della detenzione , che gli viene marchiata a fuoco sulla mano,si prova una sensazione di netto disagio che la accomuna più ad un horror gotico che ad un classico western.

Di Andrea Scalise

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